Finanziaria 2022: modalità di presentazione della domanda di pensione “quota 102”

L’Inps comunica le modalità di presentazione della domanda di pensione, cd. quota 102, disponibile dal 7 gennaio 2022.

La legge di bilancio 2022 riconosce il diritto alla pensione anticipata al raggiungimento, entro il 31 dicembre 2022, di un’età anagrafica di almeno 64 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni (c.d. pensione “quota 102”).
La medesima legge coordina la previgente disciplina della pensione “quota 100”, applicabile alla pensione anticipata introdotta dalla disposizione in oggetto, ai nuovi requisiti pensionistici da maturare entro l’anno 2022.

La domanda di pensione sopra indicata deve essere presentata con le seguenti modalità. Il cittadino in possesso delle credenziali di accesso (SPID, Carta nazionale dei servizi, Carta di identità elettronica 3.0) può compilare e inviare la domanda telematica di pensione disponibile fra i servizi on line, sul sito www.inps.it, accessibili nella sezione “Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, ECOCERT, APE Sociale e Beneficio precoci”.
Una volta effettuato l’accesso e scelta l’opzione “NUOVA PRESTAZIONE PENSIONISTICA”, occorre selezionare in sequenza: “Anzianità/Anticipata/Vecchiaia” > “Pensione di anzianità/anticipata” > “Requisito quota 102”.
Devono, infine, essere selezionati il Fondo e la Gestione di liquidazione.
La suddetta modalità di presentazione delle domande è utilizzabile da parte dei lavoratori iscritti alle Gestioni private, alla Gestione pubblica e alla Gestione spettacolo e sport, anche al fine di chiedere il cumulo dei periodi assicurativi per il conseguimento del diritto alla pensione “quota 102”.
La domanda può essere presentata anche per il tramite degli Istituti di Patronato e degli altri soggetti abilitati alla intermediazione delle istanze di servizio all’INPS ovvero, in alternativa, può essere presentata utilizzando i servizi del Contact center.

Conguaglio in Uniemens entro maggio 2022 dell’esonero Covid-19 per il Turismo

 

L’INPS interviene in merito alla decontribuzione per i settori del turismo, degli stabilimenti termali e del commercio, nonché del settore creativo, culturale e dello spettacolo, definendo altresì le modalità di esposizione a conguaglio dell’esonero e il codice da utilizzare sia in denuncia Uniemens che in lista PosPA per il recupero del beneficio che potrà essere effettuato entro il mese di maggio 2022.

 

A decorrere dal 26 maggio 2021, per i datori di lavoro privati dei settori del turismo, degli stabilimenti termali e del commercio, nonché del settore creativo, culturale e dello spettacolo, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a loro carico. Tale esonero può trovare applicazione nel limite del doppio delle ore di integrazione salariale già fruite nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2021, con esclusione dei premi e dei contributi dovuti all’INAIL.
Sono state elaborate le istanze telematiche pervenute all’Istituto tra l’11 novembre 2021 (data di rilascio del modulo di domanda on line) e il 16 dicembre 2021 (termine ultimo di presentazione delle istanze, come individuato nel messaggio n. 4438/2021), per cui l’Istituto fornisce le istruzioni con riferimento alle modalità di compilazione delle dichiarazioni contributive da parte dei datori di lavoro che hanno ricevuto un esito di accoglimento della richiesta di esonero.
L’Istituto ha fornito le prime indicazioni per la gestione degli adempimenti previdenziali connessi alla predetta misura di esonero contributivo e ha ampliato, poi,  l’elencazione dei codici Ateco e quindi la platea dei datori di lavoro per i quali può trovare applicazione la suddetta l’agevolazione.
L’Istituto, al fine di controllare la spettanza dell’esonero contributivo richiesto, mediante i propri sistemi informativi centrali, ha svolto le attività di verifica e, laddove l’importo richiesto per ogni singola istanza di esonero sia risultato coerente con l’ammontare dell’agevolazione calcolata dall’Istituto, è stata autorizzata la fruizione dell’esonero nei limiti del doppio delle ore di integrazione salariale fruite nel periodo compreso tra gennaio 2021 e marzo 2021. Nelle diverse ipotesi in cui, invece, l’importo richiesto nell’istanza on line sia risultato superiore rispetto all’ammontare dell’esonero calcolato dai sistemi informatici dell’Istituto, è stato autorizzato il solo importo calcolato dall’Istituto.
Laddove si dovesse ritenere che l’importo nella misura autorizzata dall’Istituto non sia corrispondente a quanto effettivamente spettante, i datori di lavoro interessati potranno proporre, entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del presente messaggio, una richiesta telematica di riesame, volta a una nuova valutazione – da parte della Struttura territoriale competente – dell’ammontare dell’esonero.
La richiesta di riesame potrà essere proposta accedendo direttamente al modulo di domanda “SOST.BIS_ES”, presente all’interno del “Portale delle Agevolazioni”.
Per le istanze per le quali sarà presentata richiesta di riesame da parte dei datori di lavoro interessati, le Strutture territoriali potranno, conseguentemente, ricalcolare gli importi spettanti ed eventualmente rideterminare l’ammontare dell’esonero nei limiti di quanto richiesto nell’istanza.
Potranno avvalersi della funzionalità di riesame anche i datori di lavoro che abbiano subito dei processi di fusione aziendale (sia per unione che per incorporazione) e che abbiano presentato un’unica domanda di esonero relativa alla matricola incorporata o a quella incorporante, con conseguente riconoscimento di un importo inferiore rispetto a quello richiesto. A tale fine, i suddetti soggetti dovranno allegare nel modulo di istanza on line documentazione probante l’avvenuto processo di fusione nonché documentazione probante le ore di integrazione salariale fruite nel periodo compreso tra gennaio 2021 e marzo 2021 dalla diversa matricola interessata dal processo di fusione.
 relative ai periodi di competenza decorrenti da dicembre 2021 a maggio 2022.
Qualora la capienza disponibile non si esaurisca nel mese di maggio, nello stesso mese potrà essere esposto il complessivo importo residuo.
I datori di lavoro che hanno sospeso o cessato l’attività, per recuperare lo sgravio spettante, dovranno avvalersi della procedura delle regolarizzazioni contributive (Uniemens/vig). Di analoga procedura dovranno avvalersi i datori di lavoro che abbiano iniziato a fruire dell’esonero accolto parzialmente e che intendano avvalersi del maggiore importo riconosciuto a seguito dell’accoglimento dell’istanza di riesame.
I datori di lavoro iscritti alla Gestione pubblica autorizzati alla fruizione dell’esonero, a partire dal flusso Uniemens-ListaPosPA di dicembre 2021efino a quello del mese di maggio 2022, dovranno dichiarare, nell’elemento <Contributo> della gestione pensionistica, la contribuzione piena calcolata sull’imponibile pensionistico del mese.

Dichiarazione dei redditi congiunta: coniuge coobbligato in solido

Dichiarazione dei redditi congiunta: coniuge coobbligato in solido

La responsabilità solidale dei coniugi, che abbiano presentato “dichiarazione congiunta”, opera anche nel caso in cui il coniuge co-dichiarante sia estraneo alla produzione dei redditi accertati nei confronti del dichiarante (Corte di cassazione – Sez. trib. – Ordinanza 05 gennaio 2022, n. 262).

L’art. 17 I. 114/1977 (nella versione applicabile ratione temporis), nel prevedere che i coniugi non separati hanno la facoltà di presentare su unico modello la dichiarazione unica dei redditi di ciascuno di essi, dispone che:
– le somme dovute vanno iscritte a ruolo a nome del marito e che la conseguente cartella va a questi notificata nonché che gli accertamenti in rettifica sono effettuati a nome di entrambi i coniugi con notifica eseguita nei confronti dei marito ed, altresì;
– i coniugi sono responsabili in solido per il pagamento dell’imposta, soprattasse, pene pecuniarie ed interessi iscritti a ruolo a nome del marito.
Con la libera scelta di presentare la dichiarazione congiunta, i coniugi dichiaranti accettano anche i rischi inerenti alla disciplina propria dell’istituto e, specificamente, sia quelli inerenti alla previsione della notifica degli atti impositivi al solo marito sia quelli concernenti le conseguenze (sostanziali e processuali) proprie delle obbligazioni solidali; ciò, fatta, tuttavia, salva la possibilità per la moglie di contestare, nel merito, l’obbligazione del marito, entro i termini decorrenti dalla notifica dell’atto con il quale venga per la prima volta a conoscenza della pretesa tributaria nei confronti del coniuge, cui non è attribuita la legittimazione ad agire anche per il coniuge. Da tale premessa consegue che la responsabilità solidale dei coniugi, che abbiano presentato “dichiarazione congiunta”, opera anche nel caso in cui il coniuge co-dichiarante sia estraneo alla produzione dei redditi accertati nei confronti del dichiarante e, addirittura, quando detti redditi siano provento di illecito penale da esso commesso.
Pertanto, l’accertamento dell’avvenuta notificazione dell’avviso di accertamento al coniuge, ove non impugnato, spiega i suoi effetti nei confronti della contribuente, posto che la legittimazione della co-dichiarante all’autonoma impugnazione dell’avviso di accertamento notificato al marito persiste pur quando divenuto definitivo nei confronti di quest’ultimo.

Legge di Bilancio 2022: prorogato il bonus acqua potabile

La Legge di Bilancio 2022 ha prorogato al 2023 il credito introdotto per razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di contenitori di plastica. Il bonus spetta per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e addizione di anidride carbonica alimentare, finalizzati a migliorare la qualità delle acque destinate al consumo umano.

La Legge di Bilancio 2021 ha previsto, allo scopo di razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di contenitori di plastica, un credito d’imposta nella misura del 50% delle spese sostenute tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022 per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica alimentare finalizzati al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano erogate da acquedotti.

Il credito d’imposta è riconosciuto alle persone fisiche nonché ai soggetti esercenti attività d’impresa, arti e professioni e agli enti non commerciali, compresi gli enti del Terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti, fino a un ammontare complessivo delle spese non superiore, per le persone fisiche non esercenti attività economica, a 1.000 euro per ciascuna unità immobiliare e, per gli altri soggetti, a 5.000 euro per ciascun immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale.

Il credito d’imposta, per ciascun beneficiario, è pari al 50% delle spese complessive risultanti dall’ultima Comunicazione validamente presentata, in assenza di successiva rinuncia.

In ogni caso, l’ammontare complessivo delle spese non può essere superiore, per le persone fisiche non esercenti attività economica, a 1.000 euro per ciascuna unità immobiliare e, per gli altri soggetti, a 5.000 euro per ciascun immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale.

Inizialmente, il credito poteva essere richiesto per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2022. Con la Legge di Bilancio 2022, il credito può essere richiesto anche per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023.

Agevolazioni “prima casa”: revoca istanza di riliquidazione dell’imposta

L’istanza di riliquidazione dell’imposta di registro per impossibilità ad adempiere alla dichiarazione d’intento rilasciata per beneficiare delle agevolazioni “prima casa” può essere revocata, qualora successivamente sia effettivamente trasferita la residenza nel Comune di ubicazione dell’immobile agevolato entro 18 mesi dall’atto (Agenzia delle Entrate – Risposta 7 gennaio 2022, n. 4)

Il contribuente, dopo aver beneficiato delle agevolazioni “prima casa” rilasciando dichiarazione d’intento di trasferire la residenza nel Comune in cui è ubicato l’immobile acquistato, ha presentato istanza di riliquidazione dell’imposta per sopraggiunta impossibilità ad adempiere all’impegno assunto.
Successivamente all’emissione dell’atto di riliquidazione dell’imposta, con addebito degli interessi, e al pagamento di quanto dovuto, il contribuente ha di fatto provveduto a trasferire la residenza nel Comune entro 18 mesi dal rogito.
Si chiede se sia possibile revocare l’istanza di riliquidazione, ottenendo il riconoscimento delle agevolazioni “prima casa”.

Le disposizioni in materia di imposta di registro prevedono l’applicazione dell’aliquota agevolata del 2 per cento, ai fini dell’imposta di registro, per i trasferimenti che hanno per oggetto case di abitazione, ad eccezione di quelle di categoria catastale A/1, A/8 e A/9, ove ricorrano specifiche condizioni.
Tra le condizioni prescritte per beneficiare dell’agevolazione “prima casa”, è previsto che l’immobile sia ubicato nel territorio del Comune in cui l’acquirente ha o stabilisca entro 18 mesi dall’acquisto la propria residenza. La dichiarazione di voler stabilire la residenza nel comune ove è ubicato l’immobile acquistato deve essere resa, a pena di decadenza, dall’acquirente nell’atto di acquisto.
Pertanto, per fruire dell’agevolazione occorre, tra l’altro, che l’acquirente abbia o si impegni ad ottenere la residenza nel Comune in cui intende acquistare l’immobile abitativo. La dichiarazione dell’acquirente di volere stabilire la residenza nei diciotto mesi è prevista dalla legge a pena di decadenza dall’agevolazione.
In proposito, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che in linea di principio deve escludersi che il soggetto acquirente, che abbia reso la dichiarazione in atto di possedere i requisiti prescritti dalla norma, possa in data successiva rinunciare alle agevolazioni fruite.
Tuttavia, è riconosciuta la possibilità per l’acquirente, in considerazione della peculiarità della condizione legata al trasferimento della residenza, il cui verificarsi dipende da un comportamento che il contribuente dovrà porre in essere in un momento successivo all’atto, di revocare la dichiarazione di intento, formulata nell’atto di acquisto medesimo, laddove lo stesso si trovi nelle condizioni di non poter rispettare l’impegno assunto, anche per motivi personali.
Invero, la dichiarazione resa risulterà mendace e, pertanto, si realizzerà la decadenza dall’agevolazione, solo qualora, decorsi i diciotto mesi, il contribuente non abbia proceduto al cambio di residenza.

Nel caso esaminato il contribuente, prima dello scadere del termine dei 18 mesi, ha presentato all’Ufficio presso il quale l’atto è stato registrato un’istanza di revoca della dichiarazione d’intento espressa in atto di voler trasferire la propria residenza nel comune ove è ubicato l’immobile acquistato ed ha chiesto la riliquidazione dell’imposta assolta in sede di registrazione.
A seguito della presentazione dell’istanza, l’Ufficio ha proceduto alla riliquidazione ed all’emissione di apposito avviso di liquidazione dell’imposta dovuta oltre che degli interessi legali calcolati a decorrere dalla data di stipula dell’atto di compravendita, cui è seguito il relativo versamento, senza applicazione delle sanzioni.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, tenuto della peculiarità della procedura, che comporta l’emissione da parte dell’Ufficio di un apposito avviso di liquidazione esclusivamente al fine di quantificare le imposte e gli interessi dovuti, senza applicazione delle sanzioni, e di “perfezionare” la revoca della dichiarazione d’intenti manifestata nell’atto ai fini dell’agevolazione, a seguito di istanza del contribuente, deve ritenersi possibile la presentazione di una “revoca” della precedente istanza di riliquidazione, purché risulti in ogni caso integrata la condizione di trasferimento della residenza prima del decorso del termine di 18 mesi dalla data di acquisto.